Violenza sulle donne, una battaglia che richiede unità

All’indomani dell’enneismo femminicidio e dell’approvazione definitiva del ddl contro la violenza sulle donne, il dibattito sul tema è tornato a infuocarsi. Ne parliamo con la segretaria confederale della Cisl, Daniela Fumarola.

Segretaria, i dati dimostrano che si tratta di un fenomeno che si fatica ad arginare. Cosa si può fare e cosa non si è ancora fatto, in termini di prevenzione?
Sconfiggere ogni forma di violenza nei confronti delle donne è una battaglia che deve vederci tutti uniti, donne e uomini, per una causa che è il fondamento stesso della nostra società libera e democratica. Serve una vera alleanza sociale e culturale contro la drammatica escalation di aggressioni, violenze, persecuzioni e femminicidi alla quale stiamo assistendo. Occorre soprattutto ripartire dai processi educativi, fin dalla primissima infanzia, per far rispettare la donna in tutti i contesti: sociali, lavorativi e familiari. Dobbiamo fare tutti di più, sapendo che il lavoro rimane il primo diritto di cittadinanza e di emancipazione che bisogna ancora conquistare.
Quali sono le iniziative sindacali per combattere fenomeni che possono essere l’anticamera di degenerazioni gravi, come le discriminazioni, il mobbing?
Il sindacato attraverso la contrattazione nazionale, aziendale e nei territori ha realizzato tanti accordi importanti per sostenere le vittime di violenza o di stalking costruendo anche le condizioni per rimuovere ogni ostacolo che impedisce o limita la piena parità tra lavoratori e lavoratrici, attraverso strumenti di flessibilità conciliazione e condivisione della genitorialità. L’obiettivo principale deve essere quello di prevenire le forme di discriminazione di genere e tutelare la donna in ogni ambito perché spesso la violenza si annida nei luoghi di lavoro, dove il gender pay gap è sempre più presente, perché le lavoratrici rinunciano a progressioni di carriera, straordinari, trasferte, in quanto tali situazioni non consentirebbero di conciliare.
La parola d’ordine, su questi fronti, deve essere tolleranza zero con un forte investimento sulla promozione di un cambio culturale, della denuncia attraverso ogni strumento disponibile (a partire dal 1522, gli sportelli antiviolenza), il rispetto della persona, la prevenzione, la protezione delle vittime durante i percorsi di inclusione e con una più efficace punizione nei confronti di chi si macchia di questi orrendi crimini.
La Cisl è abituata a percorrere la strada della trattativa e del confronto. Ma il clima in cui si svolge il dibattito sulla violenza sulle donne è infiammato da contrapposizioni e scontri ideologici. Non sarebbe utile su questo tema, un patto sociale tra istituzioni, sindacati, imprese, in linea con quello che la Cisl propone per lo sviluppo del paese?
E’ sbagliato politicizzare o dividersi sul tema della violenza alle donne. Bisogna lavorare insieme costruendo, le condizioni per una grande risposta che veda unite in un unico fronte istituzioni, scuola, forze politiche, parti sociali, le tante associazioni che si battono per i diritti e le tutele delle donne. Un clima di condivisione e di coesione che serve anche sul piano delle scelte economiche. Lo diremo sabato 25 novembre a Roma, in piazza Santi Apostoli, nel corso della nostra manifestazione nazionale, che vedrà delegazioni provenienti da tutta Italia, dove metteremo in evidenza gli aspetti positivi della legge di bilancio e chiederemo a governo e Parlamento di correggere e migliorare quelle scelte che non condividiamo, lanciando anche la sfida di un nuovo patto sociale che veda remare insieme Esecutivo, sistema delle imprese e sindacato riformista. Dobbiamo lavorare insieme a un’Agenda 2024 per la crescita e lo sviluppo che si ponga tra gli obiettivi anche il migliorare la condizione delle donne dentro e fuori dal mercato del lavoro.
Cosa chiede e cosa propone il sindacato per combattere le disparità salariali e spingere l’Italia verso tassi di occupazione femminile in linea con la Ue?
Bisogna promuovere l’occupazione femminile, superare un gender gap determinato soprattutto da inaccettabili asimmetrie nei carichi di cura familiare, infrangere finalmente quel soffitto di cristallo che resiste in ogni ambito della vita economica, istituzionale e sociale del Paese. C’è un grande lavoro sul versante del sostegno a una genitorialità condivisa e paritaria tra uomini e donne, su politiche di welfare che aiutino la crescita dei nuclei familiari con politiche finalizzate alla conciliazione tra tempi di vita e lavoro, alla flessibilità negli orari. Fondamentale è anche istituire una pensione di garanzia per le lavoratrici con forti sconti sui contributi previdenziali per ogni figlio. Il problema dell’armonizzazione tra i tempi della produzione e quelli privati deve essere affrontato anche attraverso l’evoluzione delle relazioni sindacali e una più forte partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla vita delle imprese.

 

Fonte: conquistedellavoro.it