Una crisi insensata

Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. L’annuncio del premier giovedì alle 18.45 nel corso del Consiglio dei ministri, al termine di una giornata convulsa. Ha spiegato Draghi: ”Le votazioni in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo Governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di Governo”. In questi giorni, ha aggiunto, ”da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto questo sforzo non è stato sufficiente”.
In mattinata il decreto Aiuti era stato trasformato in legge dal Senato, ma la fiducia al Governo come previsto è passata senza il voto dei Cinque Stelle. Saltata anche l’ultima ipotesi di mediazione con i Cinque Stelle lanciata dal ministro pentastellato D’Incà (e cioè ok al testo senza fiducia), tutti i senatori del Movimento presenti a Palazzo Madama hanno disertato l’Aula durante lo scrutinio. Alla fine, i sì sono stati 172, 11 più della maggioranza assoluta. Ma lo strappo con l’Esecutivo si è consumato e subito dopo, intorno alle 15, il presidente del Consiglio Draghi è salito al Quirinale per un colloquio con Mattarella, durato 50 minuti. Solo due ore dopo si è saputo che l’incontro era stato informale.
Conte lo aveva annunciato: ”In Senato non possiamo che agire con coerenza e linearità rispetto a quanto fatto alla Camera, i cittadini non comprenderebbero una soluzione diversa”. La telefonata di mercoledì sera con Draghi non lo ha dunque convinto: ”Per nessuna ragione al mondo daremo voti per nuove trivellazioni, per centrali a carbone, per costruire inceneritori, se qualcuno ha creato una forzatura si assuma la responsabilità sulla pagina che è stata scritta”.
Di fronte allo strappo dei Cinque Stelle, il centrodestra cerca di ricompattarsi per puntare alle elezioni il più presto possibile. In questo senso l’azione della Lega e la spinta di Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia garantisce: ”Noi non abbiamo paura delle elezioni”. Il centrosinistra tenta invece le ultime carte per rendere possibile un governo Draghi bis, che avrebbe la maggioranza anche al Senato come dimostra il voto sul decreto Aiuti e potrebbe forse contare sull’adesione di un nuovo fronte di responsabili per allontanare la data delle elezioni. Lo hanno fatto la capogruppo del Pd al Senato Malpezzi e il leader di Italia Viva Renzi, che ha chiesto al presidente del Consiglio di andare avanti. Per il Pd, intanto, inizia anche una riflessione sul futuro dell’alleanza con i pentastellati.
Il rischio a questo punto è vanificare i 10 miliardi previsti dal Dl Aiuti e fermare in Parlamento le riforme previste dal Pnrr.
Osserva il leader della Cisl Sbarra: “Questo è il momento della responsabilità. Appare insensata una crisi di governo con un Paese in fibrillazione. Ed è assurdo innescarla su un provvedimento che stanzia miliardi di aiuti a lavoratori, pensionati, famiglie, imprese. Bisogna dare concretezza ad un nuovo Patto, governare l’emergenza sociale, ammainare la demagogia e costruire percorsi di corresponsabilità sociale”.
La giornata è stata segnata anche dalla morte a 98 anni di Eugenio Scalfari, protagonista da giornalista e con Repubblica, della storia del Paese degli ultimi 70 anni.

 

Fonte: conquistedellavoro.it