Rsa e Alzheimer: il caro prezzo dell'assistenza

Per la Fnp Cisl serve un intervento dello Stato per riprogettare la cura di domani

 

La demenza di Alzheimer è caratterizzata da un processo degenerativo progressivo che distrugge le cellule del cervello, causando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive, fino a compromettere l’autonomia e la capacità di compiere le normali attività giornaliere. Una condizione già grave che, l’arrivo della pandemia, ha aggravato ancora di più, soprattutto per chi l’ha vissuta nelle Rsa dove, proprio a causa del rischio di contagio, non è stato possibile accedere.

“Oggi in Italia, per affrontare la malattia di demenza senile ci sono pochi fondi e scarsa consapevolezza sociale”: è quanto dichiara il segretario nazionale Fnp Cisl alle Politiche sociali, Emilio Didonè. “Non c’è un impegno strutturato ad investire sul personale, sulle attrezzature e sulla creazione di una rete. Solo negli ultimi mesi del 2020 il Parlamento ha approvato con la Legge di Bilancio 2021 il ‘Fondo demenze’, con una dotazione di 15 mln di euro per 3 anni.

Come argomenta la prof.ssa Alessandra Pioggia, docente di Diritto amministrativo all’Università di Perugia: ‘La salute nelle cure domiciliari non è un problema solo della famiglia (…)’ e ‘trattare la malattia come disagio sociale è un grave tradimento della Costituzione’, perché ‘se l’azione degli accuditori (informali) è prestazione a tutela della salute (…) di questa deve farsi carico il Servizio sanitario nazionale’. E’ necessaria  – conclude Didonè – una legge nazionale ‘cornice’ che entri nel merito della non autosufficienza, dei servizi minimi da garantire e di come garantirli, insieme ad un reale progetto per l’assistenza agli anziani non autosufficienti.

 

Fonte: pensionati.cisl.it