Previdenza complementare: bisogna favorire l’educazione previdenziale e finanziaria dei lavoratori

La Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) ha presentato la Relazione Annuale sull’attività svolta e sull’andamento della previdenza complementare in Italia nel corso del 2022, di cui, di seguito, riportiamo alcuni dei dati più significativi.

Alla fine del 2022 in Italia sono presenti 332 forme pensionistiche: 33 fondi negoziali nati dalla contrattazione collettiva, 40 fondi aperti istituiti dalle banche, 68 PIP (piani individuali pensionistici) costituiti dalle assicurazioni, 191 fondi preesistenti alla nascita della prima disciplina organica del settore, cioè il dlgs. 124/93.

Sempre alla fine del 2022 gli iscritti alla previdenza complementare sono 9,2 milioni (di cui, 3,7 milioni nei fondi negoziali), numero che fa registrare, rispetto all’anno precedente, un aumento del 5,4% e un tasso di copertura della forza lavoro pari al 36,2%.

La composizione degli iscritti continua ad essere caratterizzata da uno sbilanciamento di genere: gli uomini rappresentano, infatti, circa il 62% del totale e le donne, in crescita solo di 0.5 punti percentuali, risultano essere particolarmente sottorappresentate nei fondi negoziali contando soltanto per il 38,2% del totale. Anche la contribuzione versata dalle donne ai fondi pensione di riferimento è, in media, inferiore del 20% rispetto a quella degli uomini.

Tra gli iscritti sono, inoltre, predominanti le fasce di età più mature e prossime al pensionamento, residenti prevalentemente nelle regioni del Nord (57% del totale) occupate in aziende solide e in grado di garantire la continuità dei flussi contributivi. La presenza degli under 35 è pari a circa il 19% con una contribuzione pro capite inferiore di circa il 40% rispetto a quella delle fasce di età intermedie.

Nonostante una generale instabilità dell’intero sistema politico e finanziario a livello mondiale, il sistema di previdenza complementare ha complessivamente mostrato stabilità garantendo, nonostante le perdite del 2022, rendimenti che, se valutati nel medio e lungo periodo, rimangono in media positivi e sostanzialmente in linea con i tassi di rivalutazione del TFR.
Come affermato anche dalla Presidente Covip, le prospettive di sviluppo della previdenza complementare sono fortemente condizionate da alcune tendenze strutturali:
– i fondi pensione accolgono, infatti, platee di lavoratori forti, mentre, donne, giovani e lavoratori delle regioni meridionali – cioè proprio quelle figure che, più fragili dal punto di vista lavorativo, avrebbero effettivamente bisogno di costruirsi un futuro previdenziale – faticano ad entrare nel mondo della previdenza complementare;
– in Italia il sistema previdenziale obbligatorio svolge un ruolo consistente in ragione dell’elevato livello di contribuzione; circostanza, questa, che lascia ovviamente il sistema privato in una dimensione più circoscritta;
– le tendenze demografiche caratterizzate da un forte processo di invecchiamento incidono significativamente sulle prospettive di crescita del Paese in termini di prodotto complessivo, alla base della rivalutazione nel tempo dei contributi versati alla previdenza pubblica. Con le regole attuali, i più giovani sono penalizzati: gli elevati contributi che sono tenuti a versare nel sistema pensionistico pubblico hanno infatti la prospettiva di rivalutarsi a tassi contenuti, e quindi di trasformarsi in prestazioni previdenziali modeste.
Tuttavia, ancora una volta la Covip evidenzia che vi sono alcuni interventi che lo Stato può mettere in atto per agevolare lo sviluppo dei fondi pensione.
Per esempio, in ambito fiscale, rimodulando gli incentivi in funzione del reddito degli iscritti e prevedendo il sostegno diretto dello Stato nei confronti di alcune categorie con maggiori difficoltà ad entrare nella previdenza complementare, in particolare i giovani. Oppure, rendendo possibile l’utilizzo della deducibilità dei contributi non goduta in un determinato periodo di imposta: il semplice innalzamento del limite di deducibilità (€ 5.164,57) è ritenuto, ormai, poco incisivo tenuto conto del fatto che solo i lavoratori delle fasce di reddito più elevate riescono a dedurre i contributi fino al limite massimo e che, invece, il contributo medio è di 2.770 euro.
A queste proposte si aggiungono anche quelle finalizzate a favorire l’erogazione di prestazioni previdenziali che, almeno in parte, contribuiscano, diversamente dalla mera erogazione del capitale maturato, alla mitigazione del rischio di longevità: l’idea è, in sostanza, quella di considerare, in alternativa totale o parziale alle rendite vitalizie immediate, rendite vitalizie differite a partire solo da un’età molto avanzata.

In ogni caso, rimane fondamentale l’avvio di una nuova campagna istituzionale a livello nazionale, utilizzando anche i grandi mezzi di comunicazione di massa, per favorire l’educazione previdenziale e finanziaria dei lavoratori. Percorso, questo, indicato da Cgil, Cisl e Uil nella piattaforma presentata al Governo, unitamente alla richiesta di un nuovo semestre di silenzio assenso che, sull’esempio di quanto avvenuto nel 2007, possa favorire le adesioni ai fondi pensione, sia tra i nuovi assunti che tra gli occupati.

Come FNP CISL, auspichiamo che la Covip, come già fatto in passato, proceda ad un ulteriore accorpamento dei Fondi, con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare l’efficienza.


Fonte: pensionati.cisl.it