Povertà: in arrivo la "Carta Risparmio Spesa" per 1,3 milioni di famiglie

Disoccupazione e lavori precari, pensioni e salari insufficienti, prezzi dei beni di prima necessità alle stelle e bollette in aumento: la pressione sulle tasche degli italiani non cessa, spingendo sempre più persone in povertà e costringendole a cercare aiuto. La situazione più allarmante, naturalmente, è quella di famiglie monoreddito, persone anziane e con lavoro precario, madri sole e fascia d’età 36-50 anni. L’occupazione femminile continua ad essere particolarmente bassa in Italia (dove lavora una donna su due) e questo certo non aiuta i bilanci familiari.

Per sostenere quindi le famiglie in difficoltà arriva dal Governo la Carta Risparmio Spesa, un contributo per l’acquisto dei beni alimentari di prima necessità. Ne beneficeranno 1.300.000 nuclei familiari con Isee inferiore a 15 mila euro l’anno, che riceveranno un contributo di 382,50 euro a famiglia. Viene così attuato il fondo da mezzo miliardo previsto dalla manovra 2023 riservato ai più indigenti.

BENEFICIARI

Possono ottenere la Carta Risparmio Spesa tutti i nuclei familiari in possesso dei seguenti requisiti:

ISEE non superiore a 15.000 euro;
tutti i componenti devono essere iscritti all’Anagrafe della Popolazione Residente.

Il contributo non potrà essere erogato a quei nuclei familiari in cui vi siano titolari di Reddito di Cittadinanza, reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà. Nel gruppo delle esclusioni indicate dal decreto attuativo ci sono i nuclei familiari nei quali almeno un componente sia percettore di:

nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi) e indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (Dis coll);
indennità di mobilità;
fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito;
Cassa integrazione guadagni (Cig);
ogni altra forma di integrazione salariale, o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato.

COME FUNZIONA

La Carta Risparmio Spesa consiste in un contributo di 382,5 euro che i beneficiari riceveranno su carte elettroniche di pagamento, prepagate e ricaricabili, messe a disposizione da Poste Italiane.

Per ottenere la Carta Risparmio Spesa non è necessario presentare alcuna domanda, ma verranno erogate dall’Inps sulla base delle informazioni rese disponibili dai Comuni.

Il meccanismo di attribuzione prevede una sinergia tra Inps e Comuni, quest’ultimi dovranno verificare la posizione anagrafica dei nuclei familiari contenuti negli elenchi e dovranno attribuire le card eventualmente residue selezionando i beneficiari tra i nuclei familiari, anche unipersonali, in effettivo stato di bisogno, sulla base delle informazioni provenienti dai servizi sociali, secondo un ordine di priorità. Saranno i Comuni a comunicare ai beneficiari l’erogazione del bonus e avranno priorità decrescente:

nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2009, priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2005, priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
nuclei familiari composti da non meno di tre componenti, priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso.

Le carte, nominative, saranno operative a partire da luglio e potranno essere ritirate dai beneficiari dei contributi presso gli uffici postali abilitati al servizio. Il primo pagamento dovrà essere effettuato entro il 15 settembre 2023, pena la decadenza del beneficio.

Il contributo di 382,50 euro a famiglia potrà essere utilizzato solo per l’acquisto di beni di prima necessità presso tutti gli esercizi commerciali che vendono generi alimentari aderenti alla convenzione del Governo. Non è in alcun modo ammesso l’acquisto di bevande alcoliche.

La povertà alimentare In Italia

Quando una persona non ha la possibilità di consumare quotidianamente e in quantità adeguate cibi sani, equilibrati, nutrienti e sicuri può trovarsi in povertà alimentare. Nel nostro Paese, le persone a rischio di povertà alimentare o insicurezza alimentare sono il 22,3% della popolazione, tasso che varia da regione a regione. I dati, emersi da uno studio dell’Università di Pisa e dell’Università della Tuscia a partire dall’Indagine sulla Spesa delle Famiglie italiane dell’Istat, non riguardano la povertà assoluta, cioè l’impossibilità di comprare un dato paniere di beni alimentari, ma la povertà relativa, ovvero la capacità di spesa per alimenti al di sotto di una certa soglia media che in Italia si attesta intorno ai 162 euro procapite.

Per la Fnp Cisl l’aumento delle persone che chiedono aiuti alimentari è un dato assolutamente preoccupante. Occorre mettere al centro l’emancipazione, ovvero creare sviluppo, dare lavoro, dare istruzione. Bisogna partire dalla prossimità collegando, in un disegno nazionale organico e ben concertato, Patti territoriali per lo sviluppo, partecipati dalle parti sociali, che creino le condizioni di una adeguata messa a terra delle risorse. Vuol dire condizionare le risorse ai bisogni reali delle nostre comunità.


Fonte: pensionati.cisl.it