Pnrr, le priorità dei sindacati

Le Raccomandazioni Ue sulla stabilità finanziaria sono sostanzialmente apprezzate dai sindacati confederali, che tuttavia non concordano su tutto. Sottolinea ad esempio il segretario confederale Cisl Romani: ”È un fatto indiscutibile che l’Italia abbia bisogno di realizzare le riforme previste dal Pnrr, quelle abilitanti, così come tutte le altre, tra cui, soprattutto, quella fiscale”. Appare però ”assai lontana dalla realtà la valutazione sulla crescita e sull’inflazione: non si tiene conto che la seconda non è dovuta ad eccesso di domanda ma ad altri fattori; mentre la prima, ben al di sotto delle previsioni, è messa sempre più a rischio dall’evoluzione di uno scenario geopolitico che non potrà non avere conseguenze sullo sviluppo”. Per la Cisl è allora indispensabile una ”spinta fiscale all’economia”. Per questo occorre ”valutare uno scostamento di bilancio”. Il Governo deve ”accelerare le riforme a partire da quella fiscale che deve vedere al centro il tema della riduzione della pressione sul lavoro dipendente e sulle pensioni”. Inoltre deve ” sostenere in sede europea una revisione strutturale del patto di stabilità”.
Anche la Cgil, rimarca la segretaria confederale Fracassi, chiede da tempo una riforma fiscale che rafforzi la progressività senza ridurre il gettito complessivo, senza diminuire le dotazioni necessarie a sostenere le prestazioni sociali, beni e servizi pubblici, investimenti pubblici. Ed è necessario ” un riequilibrio delle entrate affinché siano meno colpiti i lavoratori e i pensionati, specie con redditi medi e bassi, e maggiormente tassati la rendita improduttiva, i grandi patrimoni, gli extra profitti, le transazioni finanziarie”.
La Uil, con il segretario generale Bombardieri, osserva: ”Le Raccomandazioni ribadiscono un principio fondamentale: il coinvolgimento sistematico delle parti sociali è fondamentale non solo per la pianificazione e l’attuazione del Pnrr, ma anche per la definizione delle riforme e delle politiche occupazionali ed economiche”.
Le riforme sono un campo minato per il Governo, con la maggioranza che va avanti fra altolà e attacchi incrociati. La tensione resta alta, malgrado i richiami del premier Draghi e di Bruxelles, che ha sollecitato l’Italia a tenere il passo con gli interventi necessari a ottenere i fondi del Pnrr, come quelli su fisco e concorrenza. Quindi anche su catasto e concessioni balneari. Materie su cui la Lega e FI hanno piantato più di un paletto. Per il segretario del Pd Letta ”Salvini mette a rischio le risorse del Pnrr”. Ma per il Carroccio ”se l’Esecutivo è a rischio è per i capricci del Pd sullo ius soli e il ddl Zan e del M5s che non vuole i termovalorizzatori”.
Ma in ballo c’è ora il Recovery, con i miliardi stanziati dall’Europa per rilanciare il Paese. Palazzo Chigi ha messo in guardia: “Il Pnrr non è solo investimenti – è stato il richiamo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Garofoli – ma prevede anche una profonda tensione riformistica con un grande ruolo del Parlamento”.
Sul catasto c’è un accordo di massima, che però non pare affatto blindato. Sui balneari la discussione è accesa, con Lega e Forza Italia che spingono per il rinvio delle gare oltre il 2023 e per indennizzi più corposi ai titolari delle concessioni che dovessero perderle. Sulla giustizia Lega e Italia Viva hanno più di una perplessità. Il primo test di tenuta è atteso nelle prossime ore, con la riforma sulla concorrenza ripartita ieri in commissione al Senato.

 

Fonte: conquistedellavoro.it