Manovra, mercoledì sera il voto finale 

A Palazzo Madama è approdata martedì la legge di bilancio, blindata dopo il via libera in prima lettura a Montecitorio all’alba della vigilia di Natale. Il voto finale è attesa per mercoledì alle 20. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, al termine della Conferenza dei capigruppo, aggiungendo che mercoledì pomeriggio il Governo porrà la questione di fiducia.
Dovrebbe dunque essere centrato l’obiettivo di maggioranza e Governo di approvare la manovra almeno un giorno in anticipo rispetto alle manovre degli ultimi due anni.
Per le opposizioni c’è stata l’ennesima forzatura sui tempi. Per il Governo è stato garantito il dibattito in Parlamento.
Più tempo a disposizione, invece, per il testo che stanzia 3,4 miliardi di euro a favore di famiglie e imprese contro il caro energia, che scade il 17 gennaio ed è stato approvato da Palazzo Madama il 21 dicembre scorso con la fiducia.
Giovedì poi, occhi puntati sulla conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni; e nella serata di sabato sul tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Meloni tirerà un primo bilancio, consapevole che l’inizio del 2023 non si annuncia più semplice degli ultimi mesi. E dentro la maggioranza ripartirà in fretta il pressing dei partiti per migliorare alcune misure incluse nella legge di bilancio da 35 miliardi, e ripescare quelle rimaste fuori da una coperta troppo corta. Anche per questo, la prudenza ha consigliato all’Esecutivo di mettere da parte un paio di miliardi di euro, alla fine non stanziati durante l’esame alla Camera fra ritocchi e retromarce. Saranno utili in vista di un nuovo decreto aiuti. Al di là delle misure contro il caro energia, nella manovra secondo la maggioranza ci sono una serie di novità che danno un segnale della visione del Governo, dalla flat tax per gli autonomi allo stop alla legge Fornero con l’introduzione di Quota 103, dalla stretta al Reddito di cittadinanza alla tregua fiscale. Qualche capitolo è saltato strada facendo, come la soglia di 60 euro per l’obbligo del Pos. O è stato depotenziato, come per le modifiche a Opzione donna: tanto che un ordine del giorno di Fratelli d’Italia, approvato assieme alla manovra, impegna il Governo ad ampliare la platea. È uno dei numerosi aspetti contestati dalle opposizioni, che hanno giudicato la legge di bilancio iniqua e piena di condoni.
In attesa di verificare gli effetti positivi del tetto al prezzo del gas definito dall’Ue, la crisi energetica resta, assieme alla congiuntura economica e al conflitto in Ucraina, fra i principali fattori di incertezza per lo scenario futuro. E fra le variabili da tenere sotto osservazione ai piani alti del governo ci sono anche i rapporti nella coalizione, soprattutto con Forza Italia che rivendica comunque l’aumento delle pensioni minime a 600 euro (mirando a raggiungere i mille euro nell’arco della legislatura) e la decontribuzione fino a 8mila euro per chi assume a tempo indeterminato dipendenti under 35. Resta il fatto che tra gli azzurri ci si aspettava maggior coinvolgimento sin dall’inizio delle operazioni per costruire la prima legge di bilancio del governo. Senza contare che, nel clima caotico dell’esame a Montecitorio, si è anche sfiorato l’incidente interno alla maggioranza sullo scudo penale per i reati finanziari, fino all’ultimo dato per sicuro negli emendamenti dei relatori e poi saltato.
Il prossimo banco di prova rischia di essere il Mes. Nel partito di Berlusconi si registra una certa apertura alla valutazione dello strumento del Meccanismo europeo di stabilità. La premier, invece, ha chiarito che l’Italia non vi ricorrerà, se anche alla fine il Parlamento dovesse decidere la ratifica.
Fra gli appuntamenti in cui periodicamente emergono spinte non sempre coordinate, ci sono anche le nomine delle società partecipate: fra gennaio e giugno il Governo dovrà indicare i vertici di una sessantina di queste, incluse Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo e Poste.

 

Fonte: conquistedellavoro.it