“L’alleanza tra generazioni è un vero e proprio collante della nostra società, e in questa alleanza è fondamentale il ruolo e l’impegno degli anziani, vera e propria risorsa “collettiva”, per la famiglia, la società, l’intero Paese.

L’allungamento della vita ha imposto nel corso degli anni cambiamenti decisivi nella nostra società, facendoci passare da un’epoca nella quale i nipoti non avevano la fortuna di conoscere i nonni o di trascorrere la loro infanzia con loro, ai giorni nostri nei quali, grazie a un’aspettativa di vita più alta, i nonni sono diventati una presenza fondamentale per i nipoti, per la loro crescita, capace di accompagnarli sino all’età adulta. Viviamo in un momento per certi versi straordinario: oggi per la prima volta nella storia convivono ben quattro generazioni che si confrontano quotidianamente nel mondo del lavoro e nella società civile.

Non ha prezzo e non è quantificabile il bagaglio di esperienze di vita e saggezza che i nonni trasmettono ai nipoti e alle generazioni più giovani in generale: sono figure di riferimento capaci di dare stabilità emotiva e sostegno alle famiglie.

I nonni e le nonne svolgono un ruolo importante e prezioso nella cura dei nipoti, ruolo che dobbiamo rivendicare contribuendo a modificare lo stereotipo che si è imposto nella nostra società. Siamo assuefatti da media e Tv dove tutti cercano di restare – o almeno apparire – giovani. Il termine “vecchio” è diventato quasi un insulto, mentre al contrario la vecchiaia andrebbe intesa e vissuta come una fase “naturale” della vita con i suoi aspetti positivi e negativi, e per la continuità di vita che siamo capaci di costruire.

La nostra generazione ha avuto il privilegio di vivere meglio dei nostri padri e dei nostri nonni: di conoscere le conquiste scientifiche, una sanità più progredita, un’assistenza più diffusa, una vita sociale meglio organizzata, il miglioramento delle condizioni igieniche e l’accesso a risorse alimentari sufficienti e diversificate.

A differenza dei nostri nonni siamo destinati ad avere da 20 a 30 anni in più da vivere. Avere alcuni decenni in più di vita comporta notevoli conseguenze sul modo stesso di concepire la propria esistenza. Vivere più a lungo, però, può aumentare il rischio di solitudine, soprattutto in quei contesti dove il tessuto relazionale è carente se non inesistente. Solitudine e isolamento sono vere e proprie bombe sociali che vanno controllate e possibilmente disinnescate.

“Nella vecchiaia non abbandonarmi” è il tema scelto quest’anno da Papa Francesco per la IV Giornata mondiale dei nonni e degli anziani che festeggiamo oggi domenica 28 luglio, proprio a sottolineare questa condizione che è l’amara compagna di vita di tanti anziani, vittime della «cultura dello scarto».

Il fenomeno della solitudine degli anziani è in crescita ma isolare gli anziani non fa che aumentare anche la solitudine degli altri. La mancanza di rapporti intergenerazionali fa sì che, ad esempio, i giovani vengano privati della grande lezione che viene proprio dagli anziani di questa generazione: vecchi che in gioventù conobbero gli orrori della guerra, dei sistemi totalitari, degli olocausti, dei genocidi che costruirono e ricostruirono la pace insieme alle città e alle fabbriche d’Europa; anziani che hanno fatto tanti sacrifici per farci studiare e per non farci mancare nulla, che hanno tanto lavorato per ricostruire il nostro bel Paese.

Escludere oggi i vecchi dal circuito sociale condanna i giovani a un appiattimento sul presente che non ha memoria del passato e, di conseguenza, senza visione del futuro. Non esiste futuro senza passato. Noi siamo le nostre memorie e, senza queste, non siamo nulla. E un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai affrontare né il proprio presente né il futuro.

E in questa società stretta da tanti problemi, se ne può uscire solamente imboccando la strada della collaborazione, della condivisione, del dialogo, della fiducia, dell’ascolto reciproco e del confronto tra generazioni. Le grandi sfide sociali e i processi di pace non possono fare a meno del dialogo intergenerazionale tra gli anziani, custodi della memoria, e i giovani, ossia coloro che portano avanti il futuro.

C’è bisogno di ridisegnare i diritti che gli anziani hanno, come anche i doveri che le nuove generazioni hanno verso di loro. E, soprattutto, è necessario ritrovare il senso della dipendenza l’uno dall’altro. Chiedere aiuto alle nuove generazioni è un dono straordinario concesso a noi vecchi a vantaggio di tutta la comunità, ma anche le nuove generazioni devono poter contare sul nostro aiuto.

Non stanchiamoci mai di sottolineare con la parola, con le azioni, con l’esempio che la partecipazione e il contributo di noi anziani alla vita sociale e al bene comune è fondamentale per le prossime generazioni, per il futuro di un popolo e del nostro Paese.”

 

Il segretario generale FNP CISL, Emilio Didonè, nella IV Giornata mondiale dei nonni e degli anziani

 

Fonte: pensionati.cisl.it