Invecchiamento e “ageismo”, le politiche internazionali per i diritti delle persone anziane

Il rapporto del 20° Seminario informale ASEM sui diritti umani

È stato recentemente pubblicato un report che raccoglie i risultati e le considerazioni emerse durante il 20° Seminario informale ASEM sui diritti umani (20th Informal ASEM Seminar on Human rights – ASEMHRS20) che si è tenuto lo scorso anno a Seoul. L’ASEM (Asia-Europe Meeting) è un forum informale per il dialogo e la cooperazione, che riunisce 53 partners provenienti da tutta Europa e Asia.

Il seminario – organizzato dall’Asia-Europe Foundation (ASEF), dal Raoul Wallenberg Institute, dal French Ministry for Europe and Foreign Affairs, dal Philippine Department of Foreign Affairs, dal Swiss Federal Department of Foreign Affairs e dal Ministry of Foreign Affairs of the Peolple’s Republic of China – ha riunito oltre 130 partecipanti tra esperti del mondo accademico, referenti di organismi nazionali e internazionali per i diritti umani, gruppi della società civile e rappresentanti dei governi.

Per la prima volta, sono stati trattati i diritti umani delle persone anziane (Human rights of older persons).

La pubblicazione, oltre ad offrire una panoramica del tema centrale di discussione, fornisce ai partner dell’ASEM e alle altre parti interessate una serie di raccomandazioni e rendiconta i risultati dei 4 gruppi di lavoro incentrati sulle quattro aree tematiche di:

  • autonomia e indipendenza delle persone anziane;
  • protezione sociale e i diritti umani delle persone anziane;
  • discriminazione in base all’età nei confronti delle persone anziane e mercato del lavoro;
  • empowerment delle persone anziane attraverso l’istruzione e la formazione.

Secondo il rapporto, la crisi sanitaria globale provocata dalla pandemia da Covid-19 che ha colpito duramente le persone anziane e ha, tra le altre cose:

  • scoperto tutta una serie di lacune preesistenti in materia di diritti umani e
    protezione degli anziani;
  • esasperato il cosiddetto “ageismo (o discriminazione di una persona in ragione della sua età anagrafica), stigmatizzando ulteriormente le persone anziane in termini di debolezza, vulnerabilità e costo sociale, in un momento in cui la solidarietà tra le generazioni era fondamentale.

Nel corso degli anni ci sono state molteplici ed importanti iniziative a livello internazionale relative ai diritti delle persone anziane, che hanno visto, tra l’altro, l’adozione dei Principi delle Nazioni Unite per le persone anziane nel 1991, il Piano d’Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento nel 2002, l’istituzione del Gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite sull’ Invecchiamento (OEWG-A); tuttavia, ancora oggi, l’approccio all’invecchiamento non riserva una adeguata attenzione alla sua natura complessa e alla sua non omogeneità.

Uno dei motivi per cui la discriminazione in base all’età è ancora così presente nella società è da ricercarsi nell’assenza di una convenzione internazionale sui diritti delle persone anziane, dice il rapporto; laddove infatti esistono convenzioni sui diritti delle donne, dei bambini, delle persone con disabilità e dei lavoratori migranti, la mancanza di una convenzione per le persone anziane implica che la discriminazione in base all’età sia in qualche modo legittimata e persino socialmente accettata.

Se è vero che l’aspettativa di vita delle persone continua ad aumentare, è anche vero che l’invecchiamento della popolazione globale è spesso associato principalmente a trame concettuali che trascurano il valore del contributo delle persone anziane e che non riconoscono che le persone e le società, con il passare del tempo, possono cambiare.

Inoltre, data la non omogeneità dell’esperienza dell’invecchiamento delle persone, l’età cronologica è un indicatore imperfetto per associare genericamente alle persone caratteristiche specifiche, e, spesso, la percezione dell’età cronologica può essere basata su stereotipi che implicano il trattamento degli individui indipendentemente dalle loro effettive capacità.

Tutto ciò deve essere preso in considerazione nello sviluppo di politiche sull’invecchiamento.
Al momento, ci dice sempre il rapporto, il sistema internazionale fornisce una protezione debole dei diritti umani delle persone anziane e contro la discriminazione in ragione dell’età avanzata.
Certamente, le persone anziane, come le altre persone, godono dei diritti garantiti dai trattati internazionali e regionali sui diritti umani, tuttavia, l’assenza di un riconoscimento esplicito della discriminazione in base all’età e l’assenza di diritti basati su una comprensione realistica e accurata della natura e del significato del processo di invecchiamento ha fatto sì che, in pratica, i tipi di violazioni subite dagli anziani non siano particolarmente visibili nel sistema internazionale dei diritti umani.
In Europa e in Asia esistono diversi livelli di protezione; il Consiglio d’Europa e l’Unione europea forniscono alcuni strumenti importanti, ma essi hanno una portata ed un impatto pratico ancora limitati. In Asia la situazione non è migliore.

Ad ogni modo, per ora, secondo il rapporto, progressi di valore potrebbero essere raggiunti anche mediante un migliore utilizzo delle tutele e delle procedure già esistenti, sia a livello nazionale che internazionale.

 

Fonte: pensionati.cisl.it