Giornata internazionale della donna, storia e riflessioni a cura del #CoordinamentoDonne

La Giornata Internazionale della Donna, ogni anno ricorda sia le conquiste sociali, politiche ed economiche sia le violenze e le discriminazioni di cui le donne sono state e sono ancora oggetto.

La ricorrenza ha una storia lunga oltre un secolo, una genesi collegata al clima politico di inizio Novecento, carica di un potente significato sociale di opposizione al potere, quando la popolazione femminile cominciava ad organizzarsi per reclamare maggiori diritti e non come oggi una festa commerciale a cadenza annuale in cui le donne si concedono serate imitando le modalità maschili ed omaggiate con fiori e cioccolatini. Le date storiche cruciali, con una  matrice socialista, che hanno determinato l’evoluzione della  ricorrenza sono: dal 18 al 24 Agosto 1907 durante il Congresso Internazionale Socialista dove  si introduce la questione del suffragio universale delle donne,  il 3 Maggio 1908 Corinne Brown nel corso della Conferenza del Partito Socialista negli Usa, porta all’attenzione dei presenti le difficili condizioni  lavorative delle operaie e  si fa un primo accenno ad una giornata dedicata alle donne e ufficialmente  il 23 febbraio 1909, sull’onda di una mobilitazione collettiva a   New York, si celebra il Woman’Day.   Ma fu la Russia  a fare da propulsore alla celebrazione, l’8 Marzo 1917, (il 23 Febbraio secondo il calendario giuliano in vigore allora in Russia) le donne a San Pietroburgo dichiararono sciopero per reclamare la fine della guerra con successive manifestazioni  contribuendo alla Rivoluzione Russa e alla fine dello zarismo e il 14 Giugno  1921 sempre a Mosca si indica l’8 Marzo come Giornata Internazionale dell’Operaia, trasformata il 16 dicembre 1977 con la  proclamazione dell’Onu in “Giornata Internazionale della Donna”.

Eppure l’origine storica è occultata da versioni alternative come quella secondo cui l’8 Marzo sarebbe di fatto una commemorazione funebre per un incendio del 1908 in un inesistente fabbrica di camicie, la Cotton, confuso con l’incendio realmente accaduto il 25 Marzo del 1911 a Triagle dove morirono 123 donne e 23 uomini, avvenimento documentato con foto nel Museum of the City di New York.  Questo evento comunque favorì la stesura di nuove regole in materia di sicurezza.

Questa  versione si accorda bene con la tendenza diffusa nell’immaginario collettivo di vedere le donne più vittime che come protagoniste che rivendicavano diritti, determinando così la perdita della memoria storica e la persistenza di altre versioni.

In Italia, la prima celebrazione fu il 12 Marzo 1922 eclissandoci successivamente nella clandestinità durante gli anni del Fascismo. L’ 8 Marzo 1945 fu l’UDI, (Unione Donne in Italia) a prendere l’iniziativa di celebrare la prima giornata delle donne nelle zone liberate dell’Italia e nel 1946 in tutta Italia. Negli anni successivi questa giornata è diventata occasione di rivendicazione dei diritti femminili, come la legalizzazione dell’aborto, contraccezione, divorzio.

A livello legislativo nel trattare le tematiche dei diritti delle donne va fatta una distinzione basilare tra paesi in cui le leggi si esprimono in maniera paritaria e dove la carenza consiste nella loro non applicazione e paesi in cui la discriminazione è già nelle leggi, paesi dove le donne vivono in una condizione dì inferiorità, senza diritto al voto, all’istruzione e al lavoro. Nei paesi cosiddetti evoluti ancora oggi le discriminazioni avvengono nel mondo lavorativo, nelle assunzioni e remunerazioni che variano dal 10% al 30% a parità di lavoro. Anche l’Europa in quanto entità sovranazionale, dimostra tutta la sua inconsistenza proprio in materia di politiche condivise e realizzate per contrastare la discriminazione femminile: un’Europa divisa in una parte dell’unione dove la parità è un dato di fatto e paesi dove complici le politiche sociali, i condizionamenti culturali e altri fattori le discriminazioni persistono e le donne ancora prima di entrare a pieno diritto nel perimetro sociale che si acquisisce solo attraverso il lavoro già ne vengono risospinte fuori con l’alternativa tra lavori con impegno temporale ridotto, instabili e con scarse possibilità di sviluppo professionale e lavori che richiedono un impegno a tempo pieno ma che offrono scarsi margini di flessibilità nei momenti critici dell’arco familiare (presenza di bambini piccoli, di disabili o persone anziane che necessitano di cure), paesi dove la maternità rappresenta l’incubo di perdere il posto di lavoro, dove sembra d’obbligo l’uso del neutro maschile e risulta troppo faticoso ricordare che ci sono lavoratori/trici, professionisti/ste, pensionati/te.

Non dimentichiamoci tutte le forme di violenza contro le donne che inducono a considerare la donna oggetto da possedere e sottomettere ai propri voleri da chi non conosce il proprio mondo interiore con la conseguenza di non saper gestire le divergenze con modalità rispettose e non dominanti, dove si soddisfano i bisogni dell’uno calpestando quelli dell’altro e incapaci di instaurare relazioni sane ed equilibrate. Il ruolo femminile ha subito molti cambiamenti nella storia passando dall’essere figlia, moglie e madre, lavoratrice, senza alcun diritto, sottomessa al potere patriarcale, priva di alcuna possibilità di scelta e di rivalsa sulla propria condizione, ad una figura femminile con potere decisionale sulla propria vita. Sono necessarie azioni che mirano ad una educazione di genere iniziando dalle scuole, con interventi non sporadici ma che devono rientrare in una programmazione continua della cultura di genere e bisogna sostenere un cambiamento sociale e culturale che favorisca il riconoscimento della parità e dignità delle persone.

Auguriamoci in questa “Giornata Internazionale della Donna” di creare ponti tra generi e che il rispetto e la dignità dell’essere umano, donna-uomo che sia, non debba mancare mai in nessun giorno dell’anno.

La Coordinatrice Nazionale Donne
Eva Santangelo

 

Fonte: pensionati.cisl.it