“I femminicidi in Italia aumentano e le giovani generazioni si dimostrano sempre più violente. Questa piaga che si abbatte sulle donne è un grande problema che riguarda noi uomini, noi maschi. Siamo noi che dobbiamo modificare il nostro modo di pensare e di agire. Non solo femminicidi, ma anche violenze sessuali e psicologiche, maltrattamenti e molestie sono la dimostrazione di un dramma che devasta la vita di migliaia di donne. E’ ora di dire basta, di fare rumore, di denunciare ancora prima dell’ennesima tragedia”: lo ha detto Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl nel corso dell’evento di oggi 25 novembre organizzato in collaborazione con Anteas in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

A volte però non basta nemmeno la denuncia di una donna a salvarle la vita.

La violenza sulle donne è un problema sociale e culturale che riguarda tutti e noi che viviamo in Europa possiamo considerarci fortunati se pensiamo alle condizioni di vita delle donne afghane, il cui destino si compie ogni giorno in una serie infinta di soprusi e di diritti negati: non possono studiare dopo la scuola elementare, non possono lavorare, sono costretti a matrimoni forzati.

I recenti interventi della Corte di Giustizia Ue hanno sentenziato che il regime talebano in vigore in Afghanistan è una persecuzione contro le donne, senza se e senza ma: un fatto importante che mette un punto fermo davanti alle nostre coscienze, alle coscienze di tutto il mondo, ma ancora di più lo è perché sancisce quello che tutto il mondo sa e che con tanta ipocrisia fa finta di non sapere. Grazie a questa sentenza, le donne afghane che riescono a scappare dal loro Paese, hanno diritto di asilo politico negli Stati membri Ue, senza necessità di accertamenti e controlli.

Dobbiamo tener viva la fiammella della speranza, dobbiamo dare voce a chi non può parlare, Non è possibile accettare tutto questo senza reagire, senza adoperarci affinché le violenze contro le donne cessino: in Italia, in Afghanistan, in tutto il mondo. Non dobbiamo affrontare il dramma della violenza di genere come un caso eccezionale ma come un problema strutturale, radicato nella nostra società, anche dal punto di vista sociale, culturale, educativo. Ce lo impone la cronaca, purtroppo, anche se ce lo dovrebbe imporre molto di più la nostra coscienza. La violenza sulle donne in tutte le sue forme è un problema culturale che riguarda tutte e tutti, e ancora più da vicino noi, persone impegnate nella società, che ci impegniamo per il bene comune e la coesione sociale. E proprio per non lasciare sole le donne in difficoltà – ha concluso Emilio Didonè – dobbiamo continuare a parlarne, così come le donne devono continuare a fare rumore, a fare tanto rumore. E’ compito di tutti noi, come persone, cittadino, come uomini e donne, non sottovalutare o giustificare comportamenti violenti, assumendoci la responsabilità di vedere, di sentire, di denunciare e di intervenire”.

 

Fonte: pensionati.cisl.it