L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il Rapporto OsMed 2023 su “L’uso dei Farmaci in Italia”
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il Rapporto OsMed 2023 su “L’uso dei Farmaci in Italia”, che fornisce un quadro complessivo sul consumo dei farmaci, con le differenze territoriali e in particolare sulle condizioni di salute ed economiche della popolazione anziana.
Dalla lettura del Rapporto si evince che ci sono ancora troppe differenze regionali nel consumo dei farmaci che non sono giustificate dal punto di vista epidemiologico ma che sono frutto di un’inappropriatezza prescrittiva.
Altro aspetto preoccupante è l’eccessivo utilizzo degli antibiotici, nonostante siano state attivate campagne e appelli a un loro uso consapevole per arginare il fenomeno della antibiotico-resistenza.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei farmaci “generici” il nostro Paese si colloca al terz’ultimo posto della classifica europea, nonostante l’acquisto di questi abbia raggiunto il 22,8% del mercato.
Si registra infine anche un incremento sostanziale vicino al 10% dei farmaci di fascia C acquistati direttamente dal cittadino, per una spesa che supera i 7 miliardi di euro, spinta da prezzi più alti e prescrizioni orientate su quelli più costosi.
Qui di seguito riportiamo una sintesi del Rapporto.
I DATI GENERALI DI SPESA
Nel 2023 la spesa farmaceutica totale è stata pari a 36,2 miliardi di euro, di cui il 68,7% rimborsato dal SSN. La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e “per conto”, è stata di 12 miliardi e 998 milioni, con un aumento rispetto all’anno precedente del 3%.
La spesa per compartecipazione a carico del cittadino è stata invece pari a 1 miliardo e 481 milioni, circa 25 euro pro-capite, dato in calo dell’1,3% dovuto alla riduzione del 2,5% del differenziale di prezzo rispetto al generico dovuto da chi acquista invece il farmaco “originale”.
Aumenta invece dell’1,7% la spesa per i ticket sulla ricetta o la confezione.
La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture pubbliche è stata pari a 16,2 miliardi di euro e ha registrato una crescita dell’8,4% rispetto al 2022.
I CONSUMI
Nel 2023 in Italia ogni giorno sono state consumate complessivamente 1.899 dosi di medicinali ogni 1000 abitanti, il 69,7% delle quali erogate a carico del SSN e il restante 30,3% acquistate direttamente dal cittadino.
Per quanto riguarda l’assistenza territoriale pubblica e privata, sono state erogate confezioni di farmaci per quasi 2 miliardi, con un andamento stabile rispetto all’anno precedente.
I farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi (513,9 dosi giornaliere per 1000 abitanti) e rappresentano la seconda categoria terapeutica a maggior spesa farmaceutica pubblica per il 2023 (3.557 milioni di euro), con una spesa pro capite SSN pari a 60,43 euro.
Al secondo posto si collocano i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo che rappresentano la seconda categoria in termini di consumi (298,6 dosi giornaliere per 1000 abitanti) e i terzi in termini di spesa farmaceutica pubblica (3.321 milioni di euro). La spesa pro capite SSN è stata pari a 56,4 euro, in aumento del +2,2% rispetto all’anno precedente.
I farmaci del sangue e organi emopoietici si sono collocati al terzo posto in termini di consumi (144,5 dosi giornaliere per 1000 abitanti) e al quinto in termini di spesa farmaceutica pubblica (2.587 milioni di euro). La spesa pro capite SSN è stata pari a 43,95 euro.
I farmaci del sistema nervoso centrale si posizionano al quarto posto in termini di consumi (97,8 dosi giornaliere per 1.000 abitanti) e al sesto in termini di spesa farmaceutica pubblica complessiva (2.061 milioni di euro). La spesa pro capite SSN è stata pari a 34,88 euro.
Il consumo di antibiotici sta crescendo vertiginosamente nonostante l’OMS indichi che l’antibiotico resistenza sia una delle grandi emergenze sanitarie che nel 2050 potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti nel mondo.
Un problema che riguarda da vicino l’Italia, che ha la maggiore resistenza riscontrata in Europa (con 200 mila pazienti l’anno colpiti da batteri resistenti), che causa 11 mila vittime. Per questo desta preoccupazione la ripresa, a partire dal 2022, del consumo di antibiotici nel nostro Paese, aumentato del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente.
Lo scorso anno quasi 4 persone su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con livelli più elevati al Sud, dove il 44,8% della popolazione ne ha assunto almeno uno in corso d’anno, contro il 30,9% del Nord e il 39,9% del Sud. Differenze che fanno riflettere anche sull’ appropriatezza delle prescrizioni e dei consumi.
IL CONSUMO DEI FARMACI NEGLI ANZIANI
Analizzando gli andamenti degli ultimi cinque anni (periodo 2019-2023), appare evidente come la popolazione degli ultra-sessantacinquenni registri valori di spesa pro capite nettamente superiori rispetto a quelli dei soggetti più giovani (=64 anni) e che tendono ad aumentare con l’avanzare dell’età, raggiungendo i valori massimi nella fascia 85-90 anni (725,13 euro nel 2023), per poi decrescere negli ultra-novantenni (638,95 euro nel 2023). Complessivamente, in tutto il periodo considerato la spesa pro capite e il consumo dei farmaci nella popolazione anziana tende ad aumentare con l’età fino ai 90 anni. Anche la spesa per utilizzatore tende ad aumentare con l’età, raggiunge il valore massimo nella fascia 80-84 anni, per poi ridursi nelle fasce di età più avanzate.
L’APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA
Il Rapporto OsMed mostra che in termini di appropriatezza prescrittiva e d’uso vi sono nel nostro Paese differenze tra regioni che non trovano giustificazione nei dati epidemiologici, che in più di un caso evidenziano un uso maggiore in aree dove non risulta una più alta incidenza delle patologie per il quale il farmaco è indicato.
Partendo dagli antibiotici si osserva che in Italia il consumo medio nel 2023 è stato pari a 17,2 dosi giornaliere per 1000 abitanti, con un consumo che è però di 14,5 dosi a Nord, 20,3 al Sud, 18,2 al Centro. Ancora più marcate le differenze se si vanno ad osservare i dati delle singole Regioni dove si va dalle 11,1 dosi di Bolzano alle 22,4 dosi dell’Abruzzo, alle 21,7 della Campania e le 21,5 della Basilicata.
Aderenza terapeutica
La scarsa aderenza del paziente alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche. Nel caso di terapie croniche, inadeguati livelli di aderenza e persistenza al trattamento sono associati a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, morbilità e mortalità, rappresentando un danno sia per il paziente che per il Servizio Sanitario Nazionale. La popolazione anziana è quella più a rischio per la compresenza di più patologie che richiedono un trattamento farmacologico. Tanto che oramai un anziano su tre (il 28,5%) assume 10 o più farmaci diversi in corso d’anno, mentre il 68% degli over 65 ha ricevuto prescrizioni per almeno 5 medicinali diversi. Inoltre, dal Rapporto emerge che 3 pazienti su 10 assumono almeno 5 medicinali diversi per sei o più mesi l’anno, con un andamento crescente con l’aumentare dell’età, fino a toccare il picco del 44% degli ottantanovenni in politerapia con almeno 5 farmaci.
L’aderenza e la persistenza al trattamento subisce una progressiva riduzione con l’avanzare dell’età, con forti riduzioni nei soggetti più anziani (in particolare negli ultra-ottantacinquenni).
Tendenzialmente le donne sono meno aderenti e persistenti degli uomini per tutte le categorie terapeutiche analizzate e le Regioni del Sud registrano livelli di aderenza e persistenza al trattamento più bassi rispetto alle altre aree geografiche, con la sola eccezione degli antidepressivi, per i quali si osservano invece valori simili da Nord a Sud.
Farmaci Generici
I generici erano il 9% nel 2011, sono saliti al 22,8% in termini di spesa, al 31,2% in termini di consumi. Il trend di crescita negli ultimi 5 anni è tuttavia limitato (3 punti percentuali) e il consumo di generici in Italia resta basso, soprattutto se confrontato a quello di altri Paesi europei. Secondo i dati IQVIA, l’Italia è infatti ancora terz’ultima in Europa, con i medicinali ex originali (originator) che occupano ancora il 44,3% del mercato dei farmaci a brevetto scaduto. La media UE relativa al consumo di generici è invece del 51%, con Paesi come la Gran Bretagna che sono al 60%. L’Italia è invece prima per la diffusione del mercato dei biosimilari con l’80,8% del mercato dei farmaci biologici a brevetto scaduto.
Nel ricorso ai farmaci a brevetto scaduto è evidente la profonda eterogeneità regionale, sia in termini di spesa che di consumo. In Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata il ricorso agli equivalenti oscilla infatti tra il 19 e il 21%, mentre a Trento e in Lombardia i valori sono rispettivamente del 44 e 43%.
Quanta diffidenza accompagni ancora il consumo dei generici lo dimostrata il miliardo e 60 milioni (dato in lieve flessione del 2,5%) della compartecipazione per il differenziale di prezzo tra l’ex originator e no branded che ancora nel 2023 gli assistiti hanno pagato di tasca propria pur avendo un’alternativa gratuita. Un dato in leggera flessione del 2,5% rispetto all’anno precedente, ma che corrisponde ancora a una spesa pro-capite di 23,5 euro al Sud, di quasi la metà, 13,3 euro, al Nord.
Da un’analisi dell’AIFA sui generici introdotti dal 2021 è stata rilevata una riduzione del prezzo di circa il 20% rispetto all’originator, che ha sua volta già prima della commercializzazione dell’equivalente ha fatto in media registrare un ulteriore riduzione del prezzo.
Aumenta la spesa dei farmaci di fascia C
Spinta dall’aumento dei prezzi e dello spostamento delle prescrizioni su quelli più costosi cresce la spesa per i farmaci di fascia C pagati dai cittadini, che nel 2023 hanno speso 7,1 miliardi pari a un +9,8% rispetto al 2022. Il 54% della spesa (3,8 miliardi) è relativo a medicinali con obbligo di ricetta, il restante 46% a prodotti di automedicazione. Per i farmaci di fascia C con ricetta a determinare la crescita della spesa sono stati l’aumento dei prezzi del 6,8% e la prescrizione di medicinali più costosi (effetto mix +2,1%), mentre i consumi restano invariati.
Cala invece la spesa sostenuta direttamente dalle Regioni per i farmaci di fascia C, che il “Decreto Balduzzi” del 2012 ha autorizzato ad acquistare direttamente dalle aziende in attesa della negoziazione del prezzo in Italia, la cosiddetta C-NN. Un segnale della accelerazione delle procedure autorizzative e da parte di AIFA. La spesa dei farmaci classificati in fascia C-NN è stata infatti di 47,5 milioni, in calo del 63,1% rispetto all’anno precedente.
Fonte: pensionati.cisl.it