Appello alle Istituzioni: Proteggete gli anziani non autosufficienti dalle conseguenze della crisi politica

Lettera aperta per definire la riforma dell’assistenza alle persone non autosufficienti

Alla C.A. Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
Alla C.A. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri 
Alla C.A. Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Alla C.A. Roberto Speranza, Ministro della Salute

“In Italia esiste una diffusa questione sociale che ha sempre incontrato difficoltà nel trovare ascolto da parte della politica nazionale. È quella riguardante le persone anziane non autosufficienti: se si considerano loro, i familiari e chi le assiste professionalmente si arriva a oltre 10 milioni di individui. Nell’attuale legislatura, finalmente, è stato avviato un positivo percorso di cambiamento. Tuttavia, la sua brusca conclusione rischia di vanificare gli sforzi finora effettuati.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – approvato lo scorso anno – prevede una riforma che introduca “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti”. È un atto atteso da trent’anni e che, nel frattempo, è stato compiuto in tutti i Paesi europei simili al nostro. Ovunque questa innovazione ha modificato in profondità il settore, rafforzandolo notevolmente. La riforma è da realizzare attraverso una Legge Delega, che il Parlamento deve approvare entro la primavera 2023.

La riforma è da molti mesi in lavorazione, con la regia della Presidenza del Consiglio, e alcuni presupposti sono stati introdotti grazie alle misure previste dalla Legge di Bilancio per il 2022. La preparazione della riforma ha potuto beneficiare di numerosi contributi, in particolare da parte del “Gruppo di lavoro su interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del “Comitato di Coordinamento sulle politiche in materia di assistenza sanitaria e socio-sanitaria alla popolazione anziana” presso la Presidenza del Consiglio, del Ministero della Salute e del “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza”. Progressivamente, i diversi contributi sono stati coordinati tra loro e collocati in un disegno organico e riformista.

Con la prematura interruzione della legislatura, esiste il rischio di disperdere quanto è stato realizzato sinora e di rendere inutile il percorso avviato. Ciò significherebbe ricominciare daccapo nella nuova legislatura, peraltro con ben poco tempo a disposizione. Vi chiediamo, dunque, di compiere ogni azione possibile affinché si dia seguito al lavoro compiuto e la nuova attenzione verso la non autosufficienza non rimanga una mera dichiarazione d’intenti. A questo fine, Vi chiediamo di utilizzare gli spazi in tal senso assicurati dal legame tra la riforma, il PNRR e il suo cronoprogramma.

È pure decisivo evitare le conseguenze negative della fretta e del clima di fine legislatura, riscontrate più volte in passato. Riteniamo, dunque, essenziale definire la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti nella sua interezza e non solo in sue singole parti. Parimenti, per noi è dirimente che la riforma sia coerente con le proposte che abbiamo elaborato – attraverso un ampio percorso partecipato che ha coinvolto tutte le nostre organizzazioni – finalizzate all’introduzione del “Sistema Nazionale Assistenza Anziani”. Nelle pagine seguenti ne riportiamo la sintesi dei punti chiave.

In conclusione, ciò che Vi stiamo chiedendo è di proteggere gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie dalle conseguenze dell’attuale crisi politica.”

Le 48 organizzazioni del Patto

 

10 MOTIVI

PER INTRODURRE IL SISTEMA NAZIONALE ASSISTENZA ANZIANI

  1. La nascita di un nuovo settore dello stato sociale

Si vuole introdurre il Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA), che comprende tutte le misure di responsabilità pubblica – sociali e sanitarie – per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Come già avvenuto nelle altre riforme europee, la non autosufficienza diventa così un ambito autonomo del welfare. Dar vita allo SNA rappresenta un passaggio storico: significa riconoscere la specificità degli interventi forniti e attribuire al settore, sinora trascurato, la necessaria legittimazione istituzionale e politica.

  1. Dalla frammentazione a un solo sistema

Lo SNA supera l’attuale frammentazione degli interventi per costruire un unico sistema integrato della non autosufficienza. Un simile cambiamento modifica tanto le relazioni tra le filiere pubbliche delle politiche sanitarie e delle politiche sociali, quanto quelle tra loro e le realtà del privato e del terzo settore. L’utilizzo di tutte le risorse disponibili viene definito e programmato congiuntamente dai diversi soggetti coinvolti, a livello statale, regionale e locale. Nei territori, le diverse risposte sono fornite insieme, nel contesto di progetti assistenziali integrati.

  1. La tutela pubblica della non autosufficienza

La tutela della non autosufficienza va riconosciuta quale responsabilità pubblica. Di conseguenza, lo SNA si fonda su un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza. Alla definizione del principio devono seguire azioni coerenti: si prevede, dunque, un incremento delle risorse dedicate in grado di assicurare adeguati livelli essenziali sanitari (LEA) e sociali (LEPS) per la non autosufficienza. Tali livelli sono da definire, in coerenza con la nuova logica, in modo contestuale e unitario.

  1. Servizi riconoscibili e facili da raggiungere

La riforma vuole superare gli ostacoli che rendono spesso difficile, per familiari e anziani, stabilire il primo contatto con i servizi pubblici. Lo fa puntando sul Punto Unico di Accesso, presso la Casa della Comunità, quale luogo fisico di facile individuazione che offre informazioni sugli interventi disponibili, orientamento su come riceverli e supporto nelle pratiche amministrative.

  1. Accedere al Sistema con una sola valutazione

S’intende semplificare l’attuale pletora di valutazioni delle condizioni degli anziani, troppe e non connesse tra loro. L’accesso allo SNA è determinato dalla sola Valutazione Nazionale di Base (VNB), che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni statali. Alla VNB è collegata la successiva valutazione multidimensionale territoriale, di competenza di Regioni e Comuni, per ottenere le prestazioni di loro responsabilità: svolta la prima, gli anziani sono indirizzati alla seconda, che parte dalle informazioni raccolte in precedenza.

  1. La nuova domiciliarità: unitaria, appropriata e continua

La permanenza a casa degli anziani non autosufficienti rappresenta la priorità dello SNA. In questa prospettiva, si prevedono tre mosse per superare le attuali criticità dei servizi domiciliari. Primo, assicurare risposte unitarie da parte di Comuni e Asl. Secondo, offrire un appropriato mix di prestazioni: medico-infermieristico-riabilitative, di aiuto all’anziano nelle attività fondamentali della vita quotidiana e di affiancamento a familiari e badanti. Terzo, garantire l’assistenza per il tempo effettivamente necessario, stabilendone la durata in base ai bisogni di anziani e familiari.

  1. La residenzialità del futuro

Per poter assistere in modo appropriato gli anziani che non è possibile seguire a domicilio, i servizi residenziali richiedono un’azione di aggiornamento sostanziale. Si vuole garantire la dotazione di personale necessaria – per numerosità e competenze – a rispondere opportunamente ai diversi bisogni. S’intende assicurare la qualità degli ambienti di vita, privilegiando modelli costruttivi e organizzativi amichevoli, domestici e familiari, la tutela dei diritti e della privacy. Si prevede l’integrazione delle residenze con le comunità locali e con l’intera filiera dei servizi del territorio.

  1. L’accompagnamento rimane per tutti, diventando più equo e appropriato

L’obiettivo primario dello SNA è la costruzione di un sistema di servizi integrato e omogeneo su tutto il territorio nazionale. La riforma dell’indennità di accompagnamento, tramutata nella prestazione universale per la non autosufficienza, si inscrive a pieno titolo in questa prospettiva. La prestazione conferma l’universalismo, mantenendo la possibilità di riceverla esclusivamente in base al bisogno di assistenza. Incrementa l’equità, graduando l’ammontare in modo che aumenti al crescere di tale bisogno. Migliora l’appropriatezza, prevedendo la scelta tra l’utilizzarla come contributo economico o per ricevere servizi alla persona, e incentivando questi ultimi.

  1. Una riforma costruita pensando alle famiglie

Il sostegno ai familiari che si prendono cura degli anziani non può restare una questione settoriale ma deve rappresentare un obiettivo che attraversa l’intera architettura dello SNA. I nuovi interventi sono stati disegnati in tale ottica; ne è un esempio la previsione di un’assistenza a domicilio che garantisca un appropriato pacchetto di prestazioni e una durata adeguata. Nondimeno, si prevedono specifiche misure rivolte ai familiari quali supporto psicologico, forme di conciliazione tra impegni di cura e di lavoro, tutele previdenziali e altre.

  1. Assistenti familiari non più ai margini

La riforma deve collocare la figura delle assistenti familiari (“badanti”) all’interno dello SNA. Da un lato, prevedendo incentivi economici per lo svolgimento della loro attività in modo regolare. Dall’altro, mettendo a punto un profilo professionale nazionale che precisi l’insieme di competenze necessarie e il relativo iter formativo. L’obiettivo è un lavoro di cura di qualità, per chi lo compie e per chi lo riceve.

 

Fonte: pensionati.cisl.it