Sul fronte previdenziale abbiamo più volte ribadito a tutti i livelli, politici ed istituzionali, la nostra posizione concernente l’esigenza di recuperare margini di flessibilità nell’accesso alla pensione per superare le attuali rigide regole della Legge Monti-Fornero, attraverso i contenuti della piattaforma unitaria e, di converso, abbiamo sottolineato la necessità di trovare dare risposte positive a giovani, donne, lavoratori gravosi, fragili e al lavoro di cura.
Fra le misure previdenziali, frutto anche delle sollecitazioni sindacali di questi mesi, trova riscontro la proroga nella Legge di Bilancio per il 2022 dell’Opzione donna, per la quale siamo riusciti confermare il precedente requisito anagrafico, e dell’Ape sociale per un anno con il relativo allargamento delle categorie dei lavori gravosi. La proroga e l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi così come l’eliminazione del trimestre di disoccupazione sono elementi positivi, ma il sindacato chiede da tempo che l’Ape venga assunto come misura strutturale.
Più in generale, rivendichiamo una riforma complessiva del sistema previdenziale che riconosca il diritto ai lavoratori e alle lavoratrici di scegliere quando uscire dal mondo del lavoro, a partire dai 62 anni di età o dai 41 anni di contribuzione a prescindere dal requisito anagrafico.
La pensione anticipata Quota 102 infatti per la Cisl non può essere considerata una soluzione adeguata e risolutiva per i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici. Nessun provvedimento è stato varato per quanto concerne il rilancio della Previdenza Complementare, come più volte auspicato dal Sindacato, attraverso un percorso che la renda obbligatoria soprattutto per le nuove generazioni con incentivi fiscali più favorevoli e attraverso l’investimento dei fondi nell’economia reale.
Parimenti nessun intervento è stato disposto con la Legge di Bilancio 2022 con riferimento alla tutela dei redditi delle pensioni in essere attraverso l’ampliamento della platea della Quattordicesima mensilità.
Per quanto riguarda le politiche fiscali, ne condividiamo la prima fase del percorso di riforma presente nella Legge di Bilancio 2022, attraverso un intervento sulle fasce deboli e medie del lavoro e delle pensioni, dove convergono 7 miliardi dedicati alla rimodulazione dell’IRPEF. Inizialmente erano 3 miliardi su IRPEF e 3 miliardi su IRAP, poi incrementati a 8 miliardi. Per quanto riguarda le decontribuzioni dei salari sotto i 35mila euro, vengono aggiunti 1,5 miliardi di euro.
Inoltre, dopo molti anni, i pensionati beneficiano della manovra, per quanto riguarda le aliquote IRPEF, e l’innalzamento della no-tax area a 8.500 euro. Su nostra proposta il Governo si è impegnato ad anticipare il confronto sulla riforma complessiva del sistema fiscale per una più equa redistribuzione del prelievo a favore di lavoratori e pensionati e un contrasto più efficace all’evasione e all’elusione.
Questi risultati sono frutto di un’azione sindacale costruttiva, che ha puntato a riallacciare i fili dell’interlocuzione “senza incendiare il conflitto sociale” in un momento in cui il Paese è ancora stretto nella morsa della pandemia e cerca di agganciare una ripresa che deve vedere il mondo del lavoro protagonista. Siamo consapevoli di vivere in una congiuntura storica a livello mondiale molto delicata, ma vogliamo ribadire che come Organizzazioni Sindacali, a tutti i livelli, non abbiamo mai abbassato la guardia e proseguiremo il nostro impegno attivo su questioni di ordine sociale, sanitario ed economico che riguardano l’intera collettività.
Fonte: pensionati.cisl.it