“Chiediamo al Governo di aprire una vera fase di confronto per discutere di politica dei redditi e di come governare questa fiammata inflazionistica che taglia i redditi delle famiglie italiane”. Così il leader della Cisl, Luigi Sbarra a margine del III congresso provinciale della Cisl Palermo Trapani in corso a Isola delle Femmine (Palermo), ricordando che “dovremo fronteggiare ancora per molti mesi una crisi che si annuncia lunga e pesante soprattutto per famiglie, lavoratori dipendenti, pensionati e anche per il sistema delle imprese. Fa bene il premier Draghi quando dice che la crescita è il miglior custode della stabilità – ha aggiunto -, ma abbiamo necessità di misure urgenti, di provvedimenti strutturali perché abbiamo un sistema economico in grande sofferenza per l’alto costo dell’energia e la mancanza di materie prime e lavoratori e anziani che stanno soffrendo incredibilmente questo aumento della bolletta energetica, dei prezzi, delle tariffe che sta erodendo il potere di acquisto di stipendi e pensioni. Pensiamo sia giunto il tempo di discutere di politica dei redditi, – ha ribadito – di come sosteniamo le fasce deboli, di come riduciamo il peso della tassazione fiscale per i lavoratori dipendenti e per i pensionati, di come sosteniamo anche l’allargamento della contrattazione, specie quella di secondo livello, per alzare produttività e in parte redistribuirla e di come detassiamo i premi di risultato gli accordi di welfare aziendale.
“Fa bene il governo a prevedere in queste ore misure ampie per arginare il caro bollette, è un tema che abbiamo già sollevato in fase di approvazione delle Legge di stabilità per il 2022 e grazie alle nostre insistenze è nato un fondo in legge finanziaria di quasi 4 miliardi”, che sono “importanti, ma” ancora “insufficienti. Ecco perché pensiamo che il governo debba affrettarsi a mettere in campo provvedimenti e misure importanti”, ma “tutto ciò deve essere inserito in un contesto e in un confronto più largo”.
Quanto al Mezzogiorno, per il leader della Cisl “ deve diventare una vera grande questione non solo nazionale ma anche europea. Siamo fiduciosi che il Pnrr abbia determinato questo vincolo e condizionalità del 40% di risorse da assegnare alla aree meridionali – ha detto -. Nei prossimi anni avremo risorse imponenti che dovremo spendere a livello nazionale per rimettere in moto crescita, sviluppo, qualità e stabilità del lavoro. Dei 500 miliardi che avremo da spendere tra Pnrr, riprogrammazione dei fondi comunitari, delle risorse del fondo sviluppo e coesione, quasi 200 miliardi sono destinati al Mezzogiorno. È un’opportunità per fare grandi investimenti sulle infrastrutture, sulle reti energetiche e digitali, sulle vie di comunicazione”.
“Le risorse del Pnrr sono un’opportunità irripetibile – ribadisce – che dobbiamo cogliere utilizzando tutte le risorse ed evitando di disperderle. Sono importanti per dare quella spinta al Paese per risollevarsi dalle macerie dell’emergenza sanitaria. Ci giochiamo tutto sulla qualità della spesa. Ecco perché stiamo chiedendo che soprattutto negli Enti locali del Mezzogiorno bisogna aprire a cicli di nuove assunzioni, dobbiamo portare competenze nuove, energie fresche e saperi sotto il profilo progettuale e amministrativo perché dobbiamo evitare il rischio che le realtà deboli, che maggiormente hanno bisogno di queste risorse, per un deficit di progettualità e competenze sacrifichino risorse che magari poi saremo chiamati a restituire all’UE. Per questo stiamo chiedendo al governo più assunzioni nella pubblica amministrazione – soprattutto nelle aree meridionali – e maggiori competenza che dobbiamo sapere utilizzare per impegnare fino in fondo le risorse”.
E tiene a ricordare che le risorse del Pnrr sono importanti anche in tema di “transizione energetica, ecologica, ambientale e industriale per renderci meno dipendenti dall’estero per quanto concerne l’energia. Ci giochiamo il presente e il futuro di questo paese. Dobbiamo rafforzare la produzione di energia nei confini nazionali. In questa fase stiamo pagando errori del passato, una sorta di ambientalismo e ideologia del ‘no’, di chi per molto tempo ha detto no al nucleare, ai rigassificatori, ai termovalorizzatori – sottolinea -. Adesso dobbiamo recuperare quanto più possibile in un quadro di sostenibilità, la sfida verso il green. Dobbiamo mandare in profondità l’intervento e il sostengo sulle energie rinnovabili, dobbiamo iniziare a fare ricerche sul tema dell’idrogeno ma la transizione energetica va accompagnata con gradualità per evitare che l’alto costo dell’energia determini difficoltà sulla tenuta del sistema industriale, o peggio si trasformi in una spada di Damocle sulla testa delle famiglie, dei lavoratori e degli anziani”.
Il nucleare? “In sede di Commissione europea c’è una discussione sul nucleare e anche un ripensamento. Sia chiaro, non dobbiamo trasformare questa discussione in una battaglia ideologica, ma dobbiamo guardare agli interessi nazionali, al sistema delle imprese che deve potere competere in un mercato sempre più globalizzato e dobbiamo anche guardare ai cittadini e le famiglie” conclude.
Fonte: cisl.it